Filosofia
Il Kung Fu, arte marziale di origine cinese, sottintende una tradizione di pensiero, una mentalità, molto lontana da quella occidentale: con l'aiuto di un bravo maestro e con la pratica possiamo cercare di diminuire questa distanza e "tradurla" in una forma per noi comprensibile. Filippo Trasatti è andato oltre, elaborando e approfondendo la propria esperienza del Tai Chi Ch'uan con l'ausilio degli strumenti della ricerca filosofica. Lo ringraziamo per avercene fatto parte e ci auguriamo che il suo lavoro possa arricchire la pratica di molti.
1° Meditazione
La Forma è senza forma. Essa opera dando forma: informa, con-forma,ri-forma,ma non è mai formata. E' la forza che modella ogni forma,le diecimila creature; è l'illimitato che ne traccia il limite, i contorni. La forma senza forma è il confine che separa e unisce tra loro le cose, come una linea di contorno in costante movimento. Si può vederla all'opera nel grande mare: ogni onda è diversa dall'altra,eppure tutte sono parte dello stesso mare e prodotto della stessa forza. In ogni suono c'è all'opera una vibrazione che si delimita,si determina. Per vederla all'opera,devi guardare negli interstizi,attenderla nei passaggi,udirla nei silenzi,sentirla tra i pieni e i vuoti delle forme. Per vedere questa sottile linea tra l'ombra e la luce che definisce i confini di tutte le cose, deve esercitare il tuo "sguardo obliquo",simile a quello dei bambini che,si dice,vedano cose che gli altri non vedono.Forse è per questo che talora anche il saggio taoista viene rappresentato con spirito infantile,un bambino che ha reimparato a vedere il mondo in forma nuova. Il praticante di Tai Chi Ch'uan diventa col tempo come un bambino per cercare di vedere e sentire in un modo nuovo. Esteriormente però sembra un guerriero,un cacciatore alla ricerca della forma senza forma.
2° Meditazione
La grande forma è un'alternanza di pieni e vuoti,di opposti che s'inseguono nel circolo del mutamento incessante. Nel gioco delle scatole cinesi si può cogliere,per fotogrammi statici, il principio dell'alternanza tra il pieno e il vuoto. Una forma grande cubica è tutto quanto si offre dapprima alla nostra vista; poi se si va più in profondità, si scopre che le forme piene sono vuote e contengono forme piene e vuote. Quando si arriva, se si arriva, all'ultima minuscola forma, scopri il vuoto che sta al centro della costruzione. Così nella pratica del Tai Chi Ch'uan è il vuoto che permette di costruire i pieni. La grande forma è un'alternanza di pieni e di vuoti,di figure e passaggi,un grande respiro,fatto di inspirazioni ed espirazioni.
Ogni figura è pieno e vuoto; ogni passaggio è pieno e vuoto. Il corpo in movimento riempie vuoti e lascia spazi vuoti.
Bisogna imparare a creare il vuoto dentro per sentirsi una forma nella Forma. Il corpo è il confine, traccia la linea mobile tra il grande culmine e il piccolo culmine. Per i taoisti i templi erano Kuan, luoghi di osservazione dei mutamenti naturali,dell'alternanza degli opposti. Anche il corpo è un Kuan che ci permette di coglier dall'interno e dall'esterno i movimenti incessanti degli opposti.
3° Meditazione
All''inizio il principiante di Tai Chi Ch'uan cerca di dare un senso ad ogni tecnica:attraverso un nome evocativo,un accenno del maestro, qualche analogia azzardata.
E' come cercare di capire cosa rappresenta il puzzle prima di averlo visto interamente. Quando poi ha visto i singoli pezzi nell'insieme del quadro, pensa che il lavoro sia fatto. Il maestro continua a smontare e rimontare i pezzi,con una ripetizione incessante,seguendo un movimento simile a quello del serpente:mai lineare. Per sopportare questa ripetizione del sempre uguale,il praticante comincia a immaginare che ogni figura sia diversa,che sia parte di una storia e capisce che nella ripetizione c'è differenza,che ogni volta è un'altra storia.
A un grado più alto ancora (ma quanto e quando ?),si comprende che ci si muove a diversi livelli contemporaneamente,in orizzontale e in verticale,che mentre si avanza anche si scava in profondità.
Si ritrova quel movimento obliquo che già era nello sguardo. La forma perde così il carattere di limitazione che cominciava ad assumere,una gabbia in cui muoversi stretti e diventa un mondo,in cui si ricomincia a cercare la propria strada, faticosamente.
Filippo Trasatti